Speech given by Bernadette Ségol, ETUC General Secretary CGIL Congress (Available only in Italian)

Discorso pronunciato da Bernadette Ségol, Segretaria generale della CES
Congresso della CGIL

Fa fede solo il discorso pronunciato

 

Presidente,

Cara Susanna,

Care compagne,

Cari compagni

 

Vi porto il caloroso e fraterno saluto dei lavoratori di tutta Europa.

Sono felice di condividere con voi questo momento forte e importante della vita della CGIL: il vostro Congresso nazionale. 

Come voi a livello nazionale, la Confederazione europea dei sindacati è la voce dei lavoratori a livello europeo.

Agiamo per loro e con loro.

Come voi, siamo convinti che economia e politica devono servire al progresso di tutti, dico bene, di tutti.

L'Europa ha salvato le banche e l'euro.  Bene.  Ma oggi, occorre salvare l'occupazione e la qualità dell'occupazione.

Noi diciamo NO alla disoccupazione, NO al precariato, NO alla frode fiscale, NO al dumping sociale.

Il settore finanziario, la follia speculativa sono all'origine della crisi che ha devastato le nostre società dal 2008 in poi.

Occorre mettere sotto controllo il settore finanziario, dare una battuta d'arresto alla speculazione sfrenata che fa soldi sui soldi.

Dei progressi sono pur stati compiuti,  ma non bastano! 

Senza un controllo rigoroso, non siamo al riparo di qualche nuova sciagura economica.

Ebbene sì, il sistema finanziario ha una missione eminentemente pubblica da svolgere: la banca deve servire l'economia reale e le persone.

E la tassazione delle transazioni finanziarie deve diventare una realtà.

Salvare le banche e l'euro ci è costato la bellezza di 1800 miliardi di euro. Salvare il settore finanziario era comunque una necessità ineludibile.

 

Ma ciò ha avuto come effetto di far lievitare il debito e i disavanzi pubblici. 

Alcuni paesi sono stati letteralmente devastati.  Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda hanno pagato un prezzo altissimo, un conto salato a carico dei lavoratori e dei cittadini.

"Austerity", questo il rimedio che é stato imposto: tagli agli stipendi, riduzione del salario minimo e delle prestazioni sociali, aumento della disoccupazione unitamente a povertà e disuguaglianze.

Tutto ciò è avvenuto a dispetto dei principi democratici. E in Europa, ci vuole, appunto, più democrazia.

Il lavoro precario è andato sviluppandosi come soluzione al problema dell'occupazione.

Ma per noi, il precariato non è la risposta giusta.  

Il lavoro precario non offre alcuna prospettiva di vita, ma fa, dei disoccupati, dei poveri messi al lavoro. 

Ogni lavoratore, giovane e meno giovane, ha diritto invece a un lavoro di qualità, un lavoro che gli consenta di vivere una vita decente.

Oltre all'imposizione dell'austerity, è stato indebolito anche il sistema dei contratti collettivi di lavoro, vettore di democrazia e di giustizia.

Voglio, in questa sede, ribadirlo con forza e vigore: senza sindacati, non c'è democrazia.  

Le relazioni industriali svolgono un ruolo essenziale nella risoluzione delle vertenze e nell'individuazione di soluzioni concrete, e i sindacati non sono un ostacolo. 

Se la Germania ha resistito meglio rispetto ad altri paesi è perché il suo sistema di contrattazione funziona … 

… e non per via delle riforme del cancelliere Schroeder. 

Non vogliamo pero’ un sistema che precarizzi l'occupazione come è accaduto in Germania.

Siamo interessati invece al suo modello di dialogo e di contrattazione, dal quale vogliamo prendere esempio.

La CES è concorde sulla necessità di avere conti pubblici risanati a livello nazionale e di ridurre l'indebitamento e i disavanzi pubblici.

Ma occorre procedere sul lungo periodo e, certamente, dare precedenza all'occupazione e alla giustizia sociale anziché impuntarsi in maniera ossessiva su una cifra precisa: come il tre o il sessanta per cento.

Per questo, la CES è contraria al fiscal compact.

Ci dicono: "La politiche di austerity sono state un successo".

E io chiedo:  Ma veramente pensate che le politiche di austerity abbiano avuto un esito positivo?

Per la CES, è indecente parlare di "uscita dalla crisi" finché disoccupazione, povertà, disuguaglianze non diminuiscono.

L'UE deve avere una visione per il futuro, una visione per l'Europa.  Occorre un piano di investimenti di ampio respiro per rilanciare una crescita sostenibile.

Dire che ciò sia impossibile è errato. 

Si possono utilizzare le istituzioni esistenti, come la BEI, in maniera creativa, oppure creare un fondo e mobilitare le risorse finanziarie che molte aziende e banche hanno accumulato e che non sanno oggi né come né dove investire.

Chi avrà il coraggio di questa visione per gli europei?

Vogliamo investimenti per una crescita sostenibile.  Dico bene: sostenibile. 

Questi investimenti potrebbero fare dell'UE un nuovo continente, uno spazio all'avanguardia sotto il profilo ambientale.

Con investimenti appropriati, potrebbe finalmente attuarsi quella politica industriale europea che andiamo chiedendo da anni.

Investimenti che dovrebbero anche essere rivolti all'istruzione, alla sanità, all'edilizia sociale.

Sì, un cambiamento economico è possibile!

Ci vuole anche più democrazia in Europa.  Il Parlamento deve svolgere pienamente il proprio ruolo ed è per questo che le prossime elezioni europee sono così importanti.

Per la CES, per la CGIL, la solidarietà è una parola importante.

Ma la solidarietà non dovrebbe ridursi a una mera parola.

La solidarietà deve essere azione.

E la prima espressione di questa solidarietà dovrebbe essere quella di investire nei paesi che ne hanno più bisogno.

La solidarietà potrebbe concretarsi anche negli eurobond, che consentirebbero di "mutualizzare", ovvero condividere, una parte del debito.

Per consentire ai governi di finanziare questi investimenti, occorre combattere l'evasione e i paradisi fiscali. 

Le aziende ne trovano sempre una più del diavolo per pagare poco o niente, sottraendo ricchezza al fisco. 

Secondo il Parlamento europeo, 1000 miliardi di euro se ne vanno così in fumo ogni anno.  Una vergogna!

Siamo naturalmente anche contrari allo sviluppo della cosiddetta economia grigia, contrari al lavoro sommerso.

Purtroppo, questa è oggi una realtà: più l'austerity imperversa, più la gente si trova costretta a ripiegare su espedienti e soluzioni di sopravvivenza che non contribuiscono all'economia nazionale,   alimentando un circolo vizioso.

Ho parlato molto, fin qui, di politica economica.  Vorrei ora parlare di politica sociale. 

L'UE non può limitarsi a una zona di libero scambio dove ci si fa concorrenza, una concorrenza spietata su tutto: stipendi, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, prestazioni sociali e pensioni.

La CES vuole un'Europa sociale. Ma cosa significa?

Vogliamo un quadro europeo che sancisca i principi fondamentali di un reddito minimo, fissato a livello nazionale. 

Vogliamo che il salario minimo, sia un salario decente, che consenta a ciascuno di vivere dignitosamente.

Vogliamo che venga rispettata la democrazia sui luoghi di lavoro. Per questo dobbiamo rafforzare, a tutti i livelli, il dialogo e la contrattazione.

Vogliamo un quadro applicabile a tutte le imprese che attuano processi di ristrutturazione.

Vogliamo che i trattati impediscano definitivamente che le libertà economiche prevalgano sui diritti sociali.

Vogliamo che gli accordi commerciali rispettino i servizi pubblici, la cultura, l'istruzione, la salute. Poiché se è vero che gli accordi commerciali incidono sull'occupazione, gli effetti in questo campo possono essere positivi ma anche negativi. Dobbiamo pertanto muoverci con estrema cautela.

I lavoratori europei, oggi, dubitano del progetto europeo e potenti sono le forze che operano per smantellarlo.

Solo difendendo i valori sociali e democratici, solo creando lavoro dignitoso per tutti, batteremo populismi antieuropei e ridaremo ai lavoratori fiducia nell’Europa.

La Confederazione europea dei sindacati non vuole disfare il progetto europeo, ma vuole orientarlo in una nuova direzione.  Vogliamo una nuova via, un nuovo corso per l'Europa.

Già, ma come fare per arrivarci?   Dobbiamo far tabula rasa? Distruggere anche la moneta unica?  Ripristinare le frontiere tra i nostri paesi? 

No, dobbiamo usare la nostra forza per cambiare il corso delle cose.

Per questo, facciamo campagna, prima delle elezioni, proprio per dare all'Europa "un nuovo corso".  Useremo, a tal fine, tutte le risorse sindacali a disposizione a livello europeo.

Grazie quindi alla CGIL per l'essere una forza viva e dinamica del sindacalismo.

Grazie per averci sostenuto e essere stata presente alla manifestazione del 4 aprile scorso.

La vostra voce, critica e costruttiva, in seno alla CES è estremamente importante.

Porgo quindi i miei auguri a Susanna, e a voi tutte e tutti, augurando i migliori successi alla CGIL.

 

E ... Sempre avanti!

 

06.05.2014
Discours
Solo difendendo i valori sociali e democratici, solo creando lavoro dignitoso per tutti, batteremo populismi antieuropei e ridaremo ai lavoratori fiducia nell’Europa.